Storia della luce colorata

Storia della Luce Colorata come stimolatore dei punti di Agopuntura.

Dalla primavera del 1984, stavo trattando in Agopuntura Classica una bambina che allora aveva nove anni e mezzo e che era affetta da tetra paresi spastica.
La piccola rispondeva abbastanza bene ai trattamenti ma tale e tanta era la sua paura e la sua emozionabilità, che la sola visione degli aghi la faceva sudare e tremare tutta, malgrado le carezze e la vicinanza dei genitori.
Nel maggio del 1986, decisi di proporre ai genitori l’utilizzazione della luce colorata al posto degli aghi per stimolare i punti d’Agopuntura in modo tale che la piccola potesse superare la sua paura.
Dal punto di vista puramente teorico, se facevo riferimento alla porzione più antica della pur già antica Agopuntura Tradizionale Cinese, la cosa avrebbe dovuto funzionare, infatti  i punti Shu Antichi che fungono da “punti di comando” dei meridiani sono da sempre associati a dei colori.
Certo il tutto appariva “strano” ed anch’io onestamente, pur avendo fede nelle regole che il Nei King tramandava, nutrivo qualche dubbio; mancava infatti l’abitudine a questo tipo di stimolazione, ma tutti insieme (io, i genitori ed anche la bambina) giungemmo alla conclusione che valeva la pena di tentare, “al massimo, non sarebbe successo nulla e non ci sarebbero stati effetti”; in tal caso saremmo ritornati all’uso degli aghi.
Fu così che nel mese intercorrente tra un trattamento e l’altro mi procurai un blocco ottico di un proiettore per diapositive e lo modificai in modo tale da proiettare l’immagine del filamento della lampadina a pochi centimetri di distanza (per poterlo proiettare sul punto d’agopuntura).
Inserendo un filtro colorato al posto della diapositiva, avrei ottenuto uno strumento adatto ad illuminare con luce colorata il punto di Agopuntura.
Il 23 giugno1986 eseguii il primo trattamento che ebbe risultati positivi anche se non molto evidenti e che comunque ci incentivò tutti a insistere con questo nuovo metodo.
Al trattamento del mese successivo invece, i risultati furono ben evidenti e soddisfacenti; da allora la terapia proseguì solo con l’uso della luce colorata come stimolatore.
Ragioni di carattere deontologico – professionale mi impedivano allora e mi impediscono tuttora di entrare in maggiori dettagli su questo caso clinico e dunque, in passato di utilizzarlo per pubblicazioni scientifiche ed ora di parlarne più diffusamente in questo sito.

Fu così che il primo caso “ufficiale” di utilizzazione della luce colorata come stimolatore dei punti d’Agopuntura, fosse in realtà il secondo e risale ad un paio di mesi dopo.
Si trattava di una persona che aveva girato invano mezza Europa per cercare di porre sollievo alla sua emicrania.
Quando si presentò da me disse “… io le porto la mia testa, se non riesce a fare nulla per la mia emicrania, non si preoccupi… sino ad ora nessuno è riuscito a farci niente! Io però vengo qui perché lei, in passato, ha tolto il mal di testa ad un mio amico ed io mi sono detto: sta a vedere che avevo la soluzione qui vicino a casa!”.
Dopo due trattamenti con risultati positivi su sintomi collaterali ma non sull’emicrania, decisi di proporre al paziente l’uso della luce colorata come stimolatore; il paziente aderì alla mia proposta “tanto non ho niente da perderci”.
Fu così che il 6 settembre 1986 eseguii su di lui il primo trattamento con luce colorata ottenendo dei miglioramenti sull’emicrania che erano solo parziali ma che nessuno sino ad allora, nemmeno io, era riuscito ad ottenere.
Proseguimmo nell’ utilizzazione della luce colorata ed al trattamento successivo il dolore si ridusse moltissimo ed a quello ancora successivo  l’emicrania scomparve completamente.

Dati i risultati ottenuti su questi 2 primi casi, successivamente, quando mi sembrava di far fatica ad ottenere risultati soddisfacenti con l’uso degli aghi, chiedevo ai pazienti se desideravano che provassi anche con loro la luce colorata.
Se la cosa mi era permessa la facevo  … Risultò evidente che stimolando con la luce colorata i punti d’agopuntura ottenevo dei risultati  dove non riuscivo con gli aghi!
Questa situazione mi stimolava a proporre sempre più frequentemente l’utilizzazione di questo nuovo metodo di stimolazione.
I risultati positivi e la possibilità di approfondimento teorico delle leggi d’Agopuntura che la luce consentiva, col tempo mi portarono ad abbandonare gli aghi a favore della luce.

Per carattere tendo a fare pubblicazioni solo per illustrare quelle che ritengo novità, per dire qualche cosa di nuovo, in più rispetto a quello che già si sa, quindi sono poco prolifico in questo campo
Dopo 2 anni da quei primi trattamenti e ormai sicuro dell’efficienza del metodo, mi sembrava fosse giunto il tempo di avvertire la comunità scientifica dei medici aderenti alla S.I.A. (Società Italiana di Agopuntura) di quanto stavo ottenendo con la stimolazione con luce colorata, soprattutto per la possibilità di approfondimento teorico che essa, a mio parere, potenzialmente consentiva.
Non avendo trovato nulla in letteratura medica sul tema, ne parlai coi miei Maestri: Dr. Garavaglia G. Paolo e Dr. Terenzio Cantoni, rispettivamente Segretario e Vice Presidente Nord della S.I.A.
Entrambi affermarono che nessuno sino ad allora aveva utilizzato i colori per stimolare i punti d’Agopuntura.
Solo Cantoni aggiunse:“…Mi pare di ricordare che anni fa un medico francese aveva  scritto un articolo in cui affermava d’aver utilizzato della luce per stimolare dei punti auricolari ( e dunque non di Agopuntura Tradizionale Cinese), ma si trattava di luce bianca, non colorata… poi non scrisse più nulla o perlomeno, io non ho visto altro”.
Mi promise di cercare di ritrovare quell’articolo; lo cercò ripetutamente ma non lo trovò.
Dunque l’uso della luce colorata per stimolare i punti d’agopuntura da me effettuato, era una novità assoluta mondiale.
Allora ero già in possesso di una casistica più vasta, ma se avessi fatto una pubblicazione riguardante più pazienti, la mia non avrebbe più avuto il valore di una semplice proposta ma avrebbe assunto quello di una vera e propria affermazione di validità del metodo.
Io già sapevo che era così, ma temevo che la cosa avrebbe potuto assumere un aspetto provocatorio per qualche collega, visto quanto avevano affermato Garavaglia e Cantoni e visto che anch’io avevo impiegato del tempo ad abituarmi all’idea e solo l’evidenza reiterata degli effetti positivi che venivano ottenuti mi ha costretto all’abitudine!
Dunque non desideravo proprio provocare, non sarebbe stato costruttivo; desideravo invece che la novità venisse accettata sia pur gradualmente e che i colleghi medici ne apprezzassero la potenzialità di indagine in campo d’Agopuntura Tradizionale Cinese.
Fu così che, proprio per limitarmi alla sola proposta (che la luce colorata potesse sostituire, per molti aspetti vantaggiosamente, gli aghi), decisi di limitarmi alla descrizione di un caso singolo; gli studi statistici che avrebbero dimostrato irrefutabilmente la validità del metodo, li avrei pubblicati successivamente, mantenendoli distanziati nel tempo.

Potete anche voi leggere quel primo articolo nella sezione “Pubblicazioni” di questo sito.
“Un caso di emicrania cronica trattato con luce colorata – possibilità di esistenza di una “cromoterapia tradizionale cinese” ”.
Da “Rivista Italiana d’Agopuntura”, anno XX 1988, n. 62, pagg. 55.

L’evolversi di questa situazione mi costrinse, anche per correttezza deontologica verso i pazienti, a non frapporre ulteriori indugi ed a pubblicare un articolo che dimostrasse statisticamente l’efficienza del nuovo metodo di stimolazione.
Questo articolo è possibile leggerlo nella sezione “pubblicazioni” con titolo:
“Risposta dei punti a.t.c. alla stimolazione con luce colorata – studio statistico –“ .
Da “Rivista Italiana d’Agopuntura”, anno XXII 1990, n. 69, pgg.37.

Successivamente pubblicai anche:
“Risposta dei punti di A.T.C. alla stimolazione con luce colorata: confronto con le modalità classiche di stimolazione”.
Da “Rivista Italiana d’Agopuntura”, anno XXIV 1992, n. 73, pagg.81.
Quest’ultimo articolo mi permetteva inoltre di eliminare statisticamente l’effetto placebo dalle valutazioni di efficienza!

La frequenza dei trattamenti, se non mi trovo in presenza di fattori che inducano premura (dolori insopportabili…), è approssimativamente di 15 giorni che, se nulla osta, col progredire dei trattamenti viene portata a circa 1 mese.
In questo modo il trattamento ha il tempo di instaurarsi appieno, il numero dei trattamenti risulta inferiore ed anche la spesa per il paziente risulta ridotta.
Per il paziente tuttavia non è facile ricordarsi con precisione su tempi così lunghi il decorso dei sintomi e di altri fenomeni ad essi eventualmente correlati.
Di qui l’uso di un “Diario Valutativo” (Follow-up) che il paziente compila quotidianamente, dedicando solo 5 minuti al giorno alla sua salute, ma che consente un notevole aumento di precisione e dunque di comprensione da parte mia, dei malesseri da cui il paziente è afflitto.
E’ il paziente stesso che valuta i propri sintomi e che ha la possibilità di compiere correlazioni anche con fatti meteorologici (caldo, vento, freddo…), di vita (sforzi fisici…), psichici e affettivi (tensioni, rabbie, paure, insicurezze…).
Le caratteristiche e le ragioni mediche che mi hanno indotto all’utilizzo di questo metodo, le potete trovare illustrate nella sezione “Pubblicazioni” nell’articolo:
“Diario Valutativo”
Da “Rivista Italiana d’Agopuntura”, agosto 2001, n. 101, pagg.10.
 

APPENDICE

Il fatto di utilizzare un fascio di luce colorata per stimolare i punti d’Agopuntura, induce talvolta le persone a credere che questo metodo sia assimilabile alla Cromoterapia, alla Cromopuntura od altri metodi.

Non è così.

I punti d’Agopuntura, già nell’antichità venivano stimolati, oltre che con aghi di fogge diverse, anche con massaggio, moxa (riscaldando… Oggi noi parleremmo di infrarosso ed altro), coppettazioni ecc.
In un qualche modo la modalità di stimolazione, anche nel passato, era ritenuta influenzare almeno parzialmente l’effetto.
Tuttavia, ciò che contava allora e conta tutt’oggi, è la scelta del punto da stimolare, il significato che quel punto ha nella teoria.
E’ pur vero che l’uso perdurato per molti secoli e che ha coinvolto popolazioni differenti, ha fatto giungere a noi in parte “stratificate” ed in parte commiste diverse teorie interpretative ed operative d’Agopuntura.
I colori tuttavia, sono indissolubilmente legati agli “elementi” (1 colore per ciascun elemento) che sono lo strumento cardine sul quale si fonda l’intero sapere più antico e di cui la medicina è solo una parte.
Gli elementi (e con essi i colori) consentivano di classificare e quindi di ragionare, di “perseguire il Tao (la retta via)”… la conoscenza.
Anche se io lo dico ai bambini, nella realtà, se si vuol fare dell’Agopuntura Tradizionale Cinese, non possiamo “giocare” con gli elementi e dunque nemmeno coi colori: sarebbe un po’ come se in un discorso pretendessimo di utilizzare indifferentemente e quindi di poterle sostituire l’una con l’altra la parola “casa”, “cielo”, “fiume” ed altre o addirittura di inventarne altre.
Una frase che avrebbe senso con l’uso di “casa”, probabilmente non avrebbe nessun senso con “fiume”!

Gli elementi sono  
FUOCO, TERRA, METALLO, ACQUA, LEGNO.
A cui corrispondono:
ROSSO, GIALLO, BIANCO, NERO, VERDE.